RIFLESSIONI. Una domanda aperta... il rapporto tra psicologia e architettura.

Oggi vorrei soffermarmi a riflettere sulla relazione tra psicologia e architettura.
Esiste una struttura architettonica ideale che favorisce diverse modalità di pensiero? Come i diversi spazi possono influenzare le nostre capacità cognitive? Qual'è l'incidenza psicologica che gli spazi privati hanno in chi li vive?
Se ci pensate, passiamo la maggior parte della nostra vita all'interno di edifici, i nostri pensieri le nostre emozioni sono “plasmati” dalle loro pareti... 

 


Gli architetti da tempi immemorabili hanno intuito che gli spazi architettonici possono incidere sui nostri pensieri, sentimenti e persino comportamenti, però è solo dagli anni '60-'70 che incominciano le ricerche realmente profonde che cercano di mettere in relazione gli spazi costruiti con le reazioni delle persone.

Nel 2000 Nancy Wells, psicologa della Cornell University verificò le relazioni esistenti tra i paesaggi che si osservano dalle finestre delle case e lo sviluppo dell'attenzione dei bambini.




Il suo studio durò cinque anni, dai sette fino ai dodici anni dei bambini. Wells verificò che i bambini che potevano osservare il verde dalle loro finestre ottennero i risultati migliori nei test sull'attenzione. 
(Wells, N. At home with nature, effects of "Greenness" on children's cognitive functioning. Environment and Behavior; 32(6): 775-795. )

Nel 2007 lo psicologo Joan Meyers-Levy, presso la School Carlson of Management, ha condotto un esperimento al fine di esaminare la relazione tra l'altezza del soffitto e lo stile di pensiero. Le persone sottoposte al test all'interno di in una stanza dai soffitti bassi, erano molto più veloci a risolvere anagrammi che riguardavano parole legate a “confinamento” come “legato” o “limitato” e riuscivano a focalizzare più velocemente i dettagli di un oggetto o di un problema. Al contrario, le persone all'interno di stanze con i soffitti alti eccellevano in anagrammi di parole che toccavano il tema della “libertà” come “liberato” o “senza limiti”ed erano più rapidi a trovare soluzioni creative a problemi che gli erano stati posti. Questo perché gli spazi ariosi portano a sentirci liberi e stimolano il nostro pensiero astratto.


Secondo Meyers, la costrizione fisica che può provocare un soffitto basso fa sì che le persone siano più attente ai dettagli e preferiscano una prospettiva più concreta. Interni con soffitti bassi sarebbero ideali ad esempio per le sale operatorie, mentre i soffitti alti sarebbero perfetti ad esempio per gli studi d'arte dove si deve dare massimo sfogo alla creatività. (Meyers, J. & Zhu, R. 2007 The influence of ceiling height: The effect of priming on the type of processing that people use. Journal of Consumer Research; 34(2): 174-186).



Il giovane psicologo Christian Jarrett ha fatto uno studio sulle forme rettilinee e quelle curve presenti negli oggetti di design. L'esperimento che ha proposto è semplice: alcuni soggetti sono entrati in una stanza piena di diversi tipi di sdraio, divani e sedie. I risultati sono stati pessimi per chi ama il modernismo! Le persone hanno giudicato molto meno attraente i mobili dalle forme rette preferendo di gran lunga divani e poltrone dalle forme arrotondate. Poveri fans di Le Corbusier... 

 

Science ha pubblicato nel 2009 i risultati di un esperimento a mio avviso interessante. Un equipe di psicologi della British Columbia era interessata a studiare come il colore delle pareti di un interno potesse influenzare l'immaginazione. Sono stati eseguiti una serie di test cognitivi su 600 soggetti, molti dei quali studenti universitari, basati sulla visualizzazione di immagini, testi e oggetti su sfondi rossi, blu o di colori neutri.


Le differenze erano impressionanti. I soggetti sottoposti al test su sfondo rosso (più precisamente le pareti della stanza erano di colore rosso), aumentavano la loro concentrazione e attenzione ai dettagli, come l'individuazione degli errori di ortografia o la capacità di ricordare a memoria una sequenza di numeri casuali. Secondo gli scienziati ciò avviene poiché le persone associano automaticamente il colore rosso a una condizione di pericolo, e questo li rende più vigili e consapevoli. I soggetti del gruppo blu invece, conseguivano risultati carenti sui test della memoria a favore invece di una maggiore capacità creativa e un aumento della fantasia, (una prova era ad esempio progettare un semplice giocattolo per bambini utilizzando poche forme geometriche). Cosa ne è venuto fuori? I soggetti in condizione blu hanno generato il doppio “output creativo” che i soggetti nella condizione rosso. Incredibile direi...il colore di un muro può raddoppiare il nostro potere immaginativo!



Che cosa spiega questo effetto? Secondo gli scienziati, il colore blu innesca automaticamente le associazioni con il cielo e il mare. Pensiamo subito a vasti orizzonti, spazi infiniti ...Questa sorta di rilassamento mentale rende più facile per noi sognare, concentrarci di meno su cosa è giusto e razionale e ci rende più consapevoli delle possibilità latenti della nostra immaginazione.


Come architetto e design coach sto studiando e approfondendo questi aspetti applicandoli alla progettazione di interni. Sono convinta che uno spazio ben progettato e a misura di chi vive in esso, cambi in positivo l'umore e le percezioni.
Detto ciò però mi chiedo, proprio perché ancora non siamo arrivati a definire una metodologia scientifica all'interno della quale muoverci con sicurezza, cosa possiamo fare a riguardo noi architetti, o designers e psicologi nella pratica quotidiana? Non dovremmo forse alimentare, sostenere queste ricerche e diffonderne i risultati? Perché, al momento di progettare nuovi spazi, o ristrutturarli, la maggior parte dei tecnici “si dimentica” o considera poco questi studi?

Per chi volesse approfondire:
MARC O. Psicanalisi della casa. RED edizioni, 1994.
DAY C. La casa come luogo dell'anima. RED edizioni, 1990.
GIORDANO G. La casa vissuta: percorsi e dinamiche dell'abitare. Giuffrè, 1997.